da "La Vita Casalese" n. 32 del 26 agosto 2004
* Casale Monferrato 13-01-1938
+ Casale Monferrato 03-08-2004
Il Prete con il Vangelo nel cuore, innamorato di Cristo e della sua Parrocchia, lascia un grande vuoto per i quattromila parrocchiani e in tutti quelli che l'hanno conosciuto ed amato. Aveva una personalità gioiosa e impegnata, attento ai poveri, agli immigrati e ai giovani. Tutto scaturiva dal grande amore per Gesù Cristo, che nelle sue affascinanti omelie chiamava "il mio Signore" .
Metteva entusiasmo in tutto quello che faceva. Don Gigi è rimasto sempre giovane non solo nell'aspetto, ma nel cuore. Lo ricordiamo da chierico con l'inseparabile fisarmonica in seminario o a Ca' di Janzo o con i giovani all'Addolorata o del Centro Giovanile o nei memorabili viaggi a Taizé. Ha sempre amato la musica e il canto.
Era entrato in seminario appena finite le elementari su invito di don Gino Piccio, allora Viceparroco di Grazzano, dove allora abitava, sfollato durante la guerra. Gli piaceva tanto cantare in chiesa, il resto lo ha fatto il Signore, ed ora canta nella liturgia perenne.
Appena ordinato Sacerdote, il 29 giugno 1961, lo aveva voluto come Vice parroco il nuovo Parroco dell'Addolorata don Giuseppe Debernardis; don Gigi restò fino alla morte prematura di don Giuseppe, avvenuta il 14 giugno 1967 e poi come Economo Spirituale fino all'arrivo del nuovo Parroco don Pietro Palena.
Dall'Ottobre 1966 fu Direttore del Seminario Minore e Direttore dell'Opera Diocesana delle Vocazioni e dal 1971 professore di Religione al Liceo Scientifico.
Dal 29 novembre 1973 divenne Direttore del Centro Giovanile Diocesano.
Il 6 agosto 1975 era nominato Direttore del Centro Pastorale per la Famiglia, subentrando a don Severino Poletto che ne era stato il fondatore.
Il 1° settembre 1976 era nominato Parroco di Santo Stefano, subentrando a don Ettore Rossi e il 1° ottobre 1990 Parroco dell'Addolorata subentrando a don Pietro Palena che era nominato Rettore del Seminario.
Dalla costituzione delle Aree Pastorali, 1'11 settembre 1996 Mons. Zaccheo lo aveva nominato Responsabile dell'Area 3 per l'impegno Socio Politico e coordinatore per i problemi sociali e del lavoro. In questo difficile compito, Don Gigi viveva l'esperienza di tanta gente che aveva l'insicurezza del posto di lavoro o lo aveva perso e non riusciva a trovare un'occupazione stabile per mantenere la famiglia.
Non faceva mai pietismo, ma con lo staff di persone che con lui costituivano l'Ufficio diocesano della Pastorale Sociale del Lavoro approfondiva i problemi e faceva proposte.
Faceva parte del Collegio dei Consultori.
Don Gigi aveva portato con sé a Santo Stefano i genitori: il papà Riccardo con la mamma Clotilde e la sorella Rosa. Dopo appena un mese moriva la mamma. Il papà, nonno Rik, carabiniere in pensione, divenne il factotum della Parrocchia, che lasciava solo qualche pomeriggio per andare a giocare a bocce con gli amici a San Domenico. Nonno Rik morì nel 1986.
La sorella Rosa che è la prima con sei anni in più di don Gigi, da quasi trent'anni lo aveva seguito per aiutarlo nella parrocchia, lasciando anche l'insegnamento alla scuola materna. La Rosa è sempre stata vicino al fratello, ricevendo chi bussava alla porta e facendo da premurosa segretaria; ormai con qualche acciacco, la vicinanza col fratello le dava sicurezza. Quando brontolava, don Gigi ci scherzava su e diceva: "io sono ammalato e la Rosa sta male". L'ultima sorella è Maria Teresa con due figlie, e don Gigi era molto orgoglioso delle due nipoti, Elisa e Manuela. Qualche mese fa era nata una pronipote, Marisol, che don Gigi avrebbe battezzato in settembre alla festa dell'Addolorata.
Don Gigi ha lavorato in profondità sulle persone e con esse ha potuto fare molto; in questi anni ha provveduto a ingenti restauri alla Chiesa, impianto elettrico, oratorio. Ma ne parlava poco. Soprattutto parlava di Dio, ascoltava le persone, aiutava i poveri, i tanti immigrati albanesi e marocchini. Per questo è stato tanto amato.
Era profondo nelle analisi, equilibrato nei giudizi.
Aveva il senso dell'accoglienza per i tanti poveri che bussavano alla sua porta, per tutti quelli che gli chiedevano un consiglio o l'aiuto economico.
Profondo conoscitore della Teologia morale, è stato anche per molti un bravissimo direttore spirituale. Badava all'essenziale e non si perdeva in cose marginali.
E' sempre vissuto poveramente, ma con il senso del bello per la sua chiesa.
Di lui hanno un profondo e affettuoso ricordo, oltre ai parrocchiani, gli studenti e gli insegnanti dello Scientifico, i giovani di trent'anni fa del Centro Giovanile e tutto il mondo del lavoro che seguiva con attenzione costante, appassionata ed ora con molta preoccupazione.
Venerdì 6 agosto, nella Chiesa dell'Addolorata, si sono svolti i funerali celebrati da Mons. Vescovo con a fianco il Vicario Generale Don Antonio Gennaro e il Vicario Foraneo Don Pierino Fumarco, concelebranti circa 80 sacerdoti.
Il Vescovo, visibilmente commosso, ha celebrato la liturgia del giorno, festa della Trasfigurazione del Signore, e nell'omelia ha fatto risaltare come il Signore non abbia fatto mancare al parroco dell'Addolorata il dono della sofferenza, dandogli un Calvario da percorrere insieme a lui nella salute sempre più compromessa, ma preparandolo alla trasfigurazione del Paradiso.
"Non solo voi parrocchiani avete perso un parroco straordinario, ma io, il suo Vescovo, ho perso un sacerdote fedele, intelligente, capace, di cui potevo sempre fare sicuro affidamento, un sacerdote innamorato di Cristo e della sua parrocchia, che rifletteva molto e che quando parlava aveva tante cose da dire e i cui consigli ho sempre tenuto preziosi".
Con gesto di profondo affetto, al termine delle esequie, aspergendo la bara con l'acqua santa, il Vescovo si è chinato a baciarla, ripetendo il gesto che tre mesi prima aveva già compiuto al funerale di mons. Moscone.
+ Casale Monferrato 03-08-2004
Il Prete con il Vangelo nel cuore, innamorato di Cristo e della sua Parrocchia, lascia un grande vuoto per i quattromila parrocchiani e in tutti quelli che l'hanno conosciuto ed amato. Aveva una personalità gioiosa e impegnata, attento ai poveri, agli immigrati e ai giovani. Tutto scaturiva dal grande amore per Gesù Cristo, che nelle sue affascinanti omelie chiamava "il mio Signore" .
Metteva entusiasmo in tutto quello che faceva. Don Gigi è rimasto sempre giovane non solo nell'aspetto, ma nel cuore. Lo ricordiamo da chierico con l'inseparabile fisarmonica in seminario o a Ca' di Janzo o con i giovani all'Addolorata o del Centro Giovanile o nei memorabili viaggi a Taizé. Ha sempre amato la musica e il canto.
Era entrato in seminario appena finite le elementari su invito di don Gino Piccio, allora Viceparroco di Grazzano, dove allora abitava, sfollato durante la guerra. Gli piaceva tanto cantare in chiesa, il resto lo ha fatto il Signore, ed ora canta nella liturgia perenne.
Appena ordinato Sacerdote, il 29 giugno 1961, lo aveva voluto come Vice parroco il nuovo Parroco dell'Addolorata don Giuseppe Debernardis; don Gigi restò fino alla morte prematura di don Giuseppe, avvenuta il 14 giugno 1967 e poi come Economo Spirituale fino all'arrivo del nuovo Parroco don Pietro Palena.
Dall'Ottobre 1966 fu Direttore del Seminario Minore e Direttore dell'Opera Diocesana delle Vocazioni e dal 1971 professore di Religione al Liceo Scientifico.
Dal 29 novembre 1973 divenne Direttore del Centro Giovanile Diocesano.
Il 6 agosto 1975 era nominato Direttore del Centro Pastorale per la Famiglia, subentrando a don Severino Poletto che ne era stato il fondatore.
Il 1° settembre 1976 era nominato Parroco di Santo Stefano, subentrando a don Ettore Rossi e il 1° ottobre 1990 Parroco dell'Addolorata subentrando a don Pietro Palena che era nominato Rettore del Seminario.
Dalla costituzione delle Aree Pastorali, 1'11 settembre 1996 Mons. Zaccheo lo aveva nominato Responsabile dell'Area 3 per l'impegno Socio Politico e coordinatore per i problemi sociali e del lavoro. In questo difficile compito, Don Gigi viveva l'esperienza di tanta gente che aveva l'insicurezza del posto di lavoro o lo aveva perso e non riusciva a trovare un'occupazione stabile per mantenere la famiglia.
Non faceva mai pietismo, ma con lo staff di persone che con lui costituivano l'Ufficio diocesano della Pastorale Sociale del Lavoro approfondiva i problemi e faceva proposte.
Faceva parte del Collegio dei Consultori.
Don Gigi aveva portato con sé a Santo Stefano i genitori: il papà Riccardo con la mamma Clotilde e la sorella Rosa. Dopo appena un mese moriva la mamma. Il papà, nonno Rik, carabiniere in pensione, divenne il factotum della Parrocchia, che lasciava solo qualche pomeriggio per andare a giocare a bocce con gli amici a San Domenico. Nonno Rik morì nel 1986.
La sorella Rosa che è la prima con sei anni in più di don Gigi, da quasi trent'anni lo aveva seguito per aiutarlo nella parrocchia, lasciando anche l'insegnamento alla scuola materna. La Rosa è sempre stata vicino al fratello, ricevendo chi bussava alla porta e facendo da premurosa segretaria; ormai con qualche acciacco, la vicinanza col fratello le dava sicurezza. Quando brontolava, don Gigi ci scherzava su e diceva: "io sono ammalato e la Rosa sta male". L'ultima sorella è Maria Teresa con due figlie, e don Gigi era molto orgoglioso delle due nipoti, Elisa e Manuela. Qualche mese fa era nata una pronipote, Marisol, che don Gigi avrebbe battezzato in settembre alla festa dell'Addolorata.
Don Gigi ha lavorato in profondità sulle persone e con esse ha potuto fare molto; in questi anni ha provveduto a ingenti restauri alla Chiesa, impianto elettrico, oratorio. Ma ne parlava poco. Soprattutto parlava di Dio, ascoltava le persone, aiutava i poveri, i tanti immigrati albanesi e marocchini. Per questo è stato tanto amato.
Era profondo nelle analisi, equilibrato nei giudizi.
Aveva il senso dell'accoglienza per i tanti poveri che bussavano alla sua porta, per tutti quelli che gli chiedevano un consiglio o l'aiuto economico.
Profondo conoscitore della Teologia morale, è stato anche per molti un bravissimo direttore spirituale. Badava all'essenziale e non si perdeva in cose marginali.
E' sempre vissuto poveramente, ma con il senso del bello per la sua chiesa.
Di lui hanno un profondo e affettuoso ricordo, oltre ai parrocchiani, gli studenti e gli insegnanti dello Scientifico, i giovani di trent'anni fa del Centro Giovanile e tutto il mondo del lavoro che seguiva con attenzione costante, appassionata ed ora con molta preoccupazione.
Venerdì 6 agosto, nella Chiesa dell'Addolorata, si sono svolti i funerali celebrati da Mons. Vescovo con a fianco il Vicario Generale Don Antonio Gennaro e il Vicario Foraneo Don Pierino Fumarco, concelebranti circa 80 sacerdoti.
Il Vescovo, visibilmente commosso, ha celebrato la liturgia del giorno, festa della Trasfigurazione del Signore, e nell'omelia ha fatto risaltare come il Signore non abbia fatto mancare al parroco dell'Addolorata il dono della sofferenza, dandogli un Calvario da percorrere insieme a lui nella salute sempre più compromessa, ma preparandolo alla trasfigurazione del Paradiso.
"Non solo voi parrocchiani avete perso un parroco straordinario, ma io, il suo Vescovo, ho perso un sacerdote fedele, intelligente, capace, di cui potevo sempre fare sicuro affidamento, un sacerdote innamorato di Cristo e della sua parrocchia, che rifletteva molto e che quando parlava aveva tante cose da dire e i cui consigli ho sempre tenuto preziosi".
Con gesto di profondo affetto, al termine delle esequie, aspergendo la bara con l'acqua santa, il Vescovo si è chinato a baciarla, ripetendo il gesto che tre mesi prima aveva già compiuto al funerale di mons. Moscone.
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