La vita religiosa nella zona del Borgo Ala risale alla Compagnia dei Disciplinanti che costruì la chiesa.
Nel 1612 il vescovo di Casale Tullio Carretti comprò una casa del prezzo di milleduecento scuti di Monferrato da Ottavio Maremati chiamata il Trincotto, che serviva per il gioco della «bacchetta», in vicinanza delle antiche mura della città, a nome di Enrico Cavaliere di Malta, che ne sborsò il denaro come riportato in un Istrumento ricevuto dal notaio Nicola Fisso in data 25 settembre 1612. In essa vi fece fabbricare a proprie spese un Oratorio sotto il titolo di «Maria Vergine Immacolatamente concetta», in cui i padri Filippini potessero svolgere le loro funzioni; fu benedetto dal vescovo Carretti con la celebrazione della prima Messa il 2 febbraio del 1613.
In questo Oratorio fu eretta con Decreto del 9 gennaio 1614 la Confraternita dei Disciplinanti, con alcuni statuti da osservare, sotto la direzione spirituale dei padri Filippini e confermata dal successivo vescovo Scipione Pascale l’11 settembre 1616.
I confratelli «vestiti con cappa e cappuccio di sacco, coperta la testa e la faccia» partecipavano processionalmente alla sacra funzione delle 40 ore celebrata ogni anno in Duomo per adorare il Venerabile esposto.
In questa stessa occasione la Confraternita di S. Evasio celebrava la funzione dell’«entierro» introdotta e incominciata nella chiesa grande dell’Oratorio S. Filippo il 17 aprile 1699, venerdì Santo.
Le statue del Crocefisso e di Maria Vergine sono state scolpite dal celebre scultore casalese Federico Felice Cassini con due alberi tagliati nel bosco del Marchese Bonifacio Fassatis nel territorio di Coniolo.
Del Cassini si hanno poche notizie; «Famoso scultore – si legge nel documento dell’archivio parrocchiale – l’ingegnoso scalpello del quale si fa vedere nelle statue al naturale che fece, rappresentanti due crocifissi, uno per la Chiesa di S. Francesco (demolita nel 1835) e l’altro per la Compagnia dei Disciplinanti, per i quali fece anche la statua della stessa Beata Vergine. Opere molto apprezzate dagli intelligenti che lo dicono distinto tra gli artisti. Avremmmo maggiori monumenti di questo scultore se non fosse stato prevenuto dalla morte innanzitempo per la sua poca circospezione nel maneggiare certi colori per dare il livido alle dette statue, che lo consumarono lentamente con dispiacere universale». Morì nel 1727.
A seguito di non poche differenze nate fra i padri Filippini e i Confratelli, grazie all’intervento del Padre Don Giuseppe Antonio Seghini che venne con i Compagni Missionari da Pavia per fare l’ufficio apostolico nel Duomo di Casale e del vescovo Pietro Secondo Radicati di Cocconato, i Confratelli lasciarono i padri Filippini e, come riportato dall’Istrumento ricevuto dal notaio Giambatta Alimosso il 4 gennaio 1706, si appropriarono delle Statue del Santissimo Crocefisso e di Maria Vergine dei Sette Dolori, delle cappe, delle croci e di ogni altra cosa riguardante la funzione dell’«entierro».
Gli arredi sacri furono temporaneamente trasportati nella Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano in attesa di una propria Chiesa dove poter celebrare le loro funzioni; nella chiesa di Santo Stefano i Confratelli fecero la prima Congregazione il 22 febbraio 1706.
Il Confratello Domenico Lorenzo Morselli, come testimonia l’Istrumento ricevuto dal notaio Morizio Francesco Valenti il 10 giugno 1706, cedette alla Compagnia la casa che aveva comprato nel vicolo della Barera (Cantone Lago) che fu adattata, grazie a Confratelli benefattori, a chiesa.
Il 25 luglio 1706 venne fondata una nuova Congregazione nella Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano.
Nel 1612 il vescovo di Casale Tullio Carretti comprò una casa del prezzo di milleduecento scuti di Monferrato da Ottavio Maremati chiamata il Trincotto, che serviva per il gioco della «bacchetta», in vicinanza delle antiche mura della città, a nome di Enrico Cavaliere di Malta, che ne sborsò il denaro come riportato in un Istrumento ricevuto dal notaio Nicola Fisso in data 25 settembre 1612. In essa vi fece fabbricare a proprie spese un Oratorio sotto il titolo di «Maria Vergine Immacolatamente concetta», in cui i padri Filippini potessero svolgere le loro funzioni; fu benedetto dal vescovo Carretti con la celebrazione della prima Messa il 2 febbraio del 1613.
In questo Oratorio fu eretta con Decreto del 9 gennaio 1614 la Confraternita dei Disciplinanti, con alcuni statuti da osservare, sotto la direzione spirituale dei padri Filippini e confermata dal successivo vescovo Scipione Pascale l’11 settembre 1616.
I confratelli «vestiti con cappa e cappuccio di sacco, coperta la testa e la faccia» partecipavano processionalmente alla sacra funzione delle 40 ore celebrata ogni anno in Duomo per adorare il Venerabile esposto.
In questa stessa occasione la Confraternita di S. Evasio celebrava la funzione dell’«entierro» introdotta e incominciata nella chiesa grande dell’Oratorio S. Filippo il 17 aprile 1699, venerdì Santo.
Le statue del Crocefisso e di Maria Vergine sono state scolpite dal celebre scultore casalese Federico Felice Cassini con due alberi tagliati nel bosco del Marchese Bonifacio Fassatis nel territorio di Coniolo.
Del Cassini si hanno poche notizie; «Famoso scultore – si legge nel documento dell’archivio parrocchiale – l’ingegnoso scalpello del quale si fa vedere nelle statue al naturale che fece, rappresentanti due crocifissi, uno per la Chiesa di S. Francesco (demolita nel 1835) e l’altro per la Compagnia dei Disciplinanti, per i quali fece anche la statua della stessa Beata Vergine. Opere molto apprezzate dagli intelligenti che lo dicono distinto tra gli artisti. Avremmmo maggiori monumenti di questo scultore se non fosse stato prevenuto dalla morte innanzitempo per la sua poca circospezione nel maneggiare certi colori per dare il livido alle dette statue, che lo consumarono lentamente con dispiacere universale». Morì nel 1727.
A seguito di non poche differenze nate fra i padri Filippini e i Confratelli, grazie all’intervento del Padre Don Giuseppe Antonio Seghini che venne con i Compagni Missionari da Pavia per fare l’ufficio apostolico nel Duomo di Casale e del vescovo Pietro Secondo Radicati di Cocconato, i Confratelli lasciarono i padri Filippini e, come riportato dall’Istrumento ricevuto dal notaio Giambatta Alimosso il 4 gennaio 1706, si appropriarono delle Statue del Santissimo Crocefisso e di Maria Vergine dei Sette Dolori, delle cappe, delle croci e di ogni altra cosa riguardante la funzione dell’«entierro».
Gli arredi sacri furono temporaneamente trasportati nella Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano in attesa di una propria Chiesa dove poter celebrare le loro funzioni; nella chiesa di Santo Stefano i Confratelli fecero la prima Congregazione il 22 febbraio 1706.
Il Confratello Domenico Lorenzo Morselli, come testimonia l’Istrumento ricevuto dal notaio Morizio Francesco Valenti il 10 giugno 1706, cedette alla Compagnia la casa che aveva comprato nel vicolo della Barera (Cantone Lago) che fu adattata, grazie a Confratelli benefattori, a chiesa.
Il 25 luglio 1706 venne fondata una nuova Congregazione nella Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano.
Perfezionata la fabbrica della nuova chiesa, il vescovo Radicati incaricò il Marchese Prevosto della Cattedrale e suo Vicario Generale Girolamo Francesco Malpassuto di inaugurare la nuova chiesa dove questi celebrò la prima Messa il 26 settembre 1706.
Finita la sacra funzione, tutti i Confratelli vestiti con cappa guidati dalla Croce trasferirono processionalmente le statue del Santissimo Crocefisso e della Beata Vergine dei Sette Dolori nella nuova chiesa.
Finita la sacra funzione, tutti i Confratelli vestiti con cappa guidati dalla Croce trasferirono processionalmente le statue del Santissimo Crocefisso e della Beata Vergine dei Sette Dolori nella nuova chiesa.
Il giorno seguente il Padre Reggente Filippo Maria Tessieri Servita, nativo di Casale, istituì la Compagnia sotto il titolo di Maria Vergine e dei Sette Dolori.
Il 29 maggio 1708 la Compagnia dei Disciplinanti, come altre compagnie e confraternite della città, partecipa alla Processione di Penitenza in occasione della Missione dei Padri Gesuiti inviati dall’Arcivescovo di Milano secondo l’ordine di Sua Santità Clemente XI.
Il 10 settembre 1720 Merlo Francesca e suo figli Carlo Giovanni donarono la loro casa e la proprietà antistante la piazza dei Padri Cappuccini (attuale piazza Statuto) per la costruzione di una nuova chiesa in grado di ospitare le funzioni, poiché quella precedente era diventata scomoda.
Il 26 giugno 1721 la Confraternita ottiene il Regio Beneplacito per la costruzione delle nuova chiesa e della casa per il cappellano; perché i lavori procedessero speditamente, un Confratello, Tommaso Gianoletto, lasciò alla Cofraternita una casa con la condizione che il reddito della medesima venisse impiegato a beneficio della costruzione della chiesa.
Essendo i lavori a metà corso, i Confratelli chiesero alla Cancelleria Vescovile il permesso per trasferire dalla vecchia alla nuova chiesa le Statue del Santissimo Crocefisso e della Beata Vergine dei Sette Dolori, i sacri arredi e i cadaveri del Conte Percivalle Calori, di Domenico Lorenzo morselli e di Tommaso Gianoletto.
Il 17 settembre 1740 fu benedetta la nuova chiesa con le consuete sacre cerimonie dal Vicario Generale Giordani; la sera dello stesso giorno i Confratelli provvidero al trasferimento delle statue e dei cadaveri con una processione così com’era avvenuto per la traslazione del 1706.
Il vescovo di Casale Ignazio della Chiesa istituì nel 1752 un Consorzio di devote chiamato delle «Umiliate».
Nell’anno 1762 il vescovo Avogadro proibì lo svolgersi della funzione dell’«entierro».
La Compagnia operò fino all’erezione della Parrocchia nel 1802.
La Compagnia del Santissimo Sacramento
Con l’erezione della nuova Parrocchia la Compagnia dei Disciplinanti del Santissimo Crocefisso e della Beata Vergine dei Sette Dolori venne dal vescovo mutata in Compagnia del Santissimo Sacramento.
I verbali segnano dal 1802 le riunioni della Compagnia del Santissimo Sacramento, formata dagli stessi Disciplinanti. Questi soffrivano la soppressione della loro Compagnia e nominarono un novo Sindaco, nel 1803, perché presentasse al vescovo i loro desideri. Le motivazioni del ricorso riguardavano il fatto che la Compagnia dei Disciplinanti aveva fondato e costruito la chiesa, aveva sempre il compito di compiere la funzione dell’«entierro», pur essendo laica aveva la proprietà dei fondi della Chiesa.
Nei documenti non si parlerà più della Compagnia dei Disciplinanti, ma della Compagnia del Santissimo Sacramento: il vescovo non cedette alle rimostranze dei Disciplinanti.
Pian piano la Compagnia del Santissimo Sacramento prese piede e si organizzò, mettendo in evidenza le proprie finalità: accompagnare il viatico agli infermi e intervenire nella Processione del Santissimo Sacramento, che si teneva in Parrocchia alla quinta domenica del mese, quando il mese contava oltre quattro domeniche.
I Confratelli del Santissimo Sacramento avevano una divisa di colore bianco con l’effige dell’ostensorio; i loro obblighi erano: far adempiere i legati alla Chiesa, mantenere l’olio della lampada, provvedere a portare la croce nelle processioni, pagare il Sacrista, l’organista e i chierichetti, pensare alle suppellettili della sacrestia e riparare la chiesa.
Dopo la morte del parroco Grosso, ci fu una lite riguardante i funerali dei confratelli: durò quattro anni e terminò nel 1892 con l’intervento del vescovo.
La Compagnia non aveva fondi e il parroco aveva accettato dalla stessa 500 lire per la spesa per la chiesa, senza regolare adunanza, ma solo con una sottoscrizione dei Confratelli, e aveva concesso senza compenso la copertura funebre al funerale dei Confratelli.
Il vescovo ristabilì che la Reggenza parrocchiale avrebbe dato la coperta funebre e il suono delle campane ai funerali dei Confratelli, senza compenso.
Inoltre il vescovo, con la stessa lettera, raccomandava ai Confratelli lo spirito della Congregazione: la devozione dell’Eucarestia, la partecipazione alle funzioni, l’adempimento del precetto pasquale e accostarsi ai Sacramenti nel giorno del Corpus Domini e nelle feste della Compagnia.
Nel 1868, essendo parroco don A. Grosso e vescovo di Casale Ferrè, venne eretta in parrocchia la Società di Maria Addolorata, col decreto del Padre Generale dei Servi di Maria.
Lo stesso Padre Generale ottenne dal Papa Leone XIII la concessione dell’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti «toties quotie» per chi visitava la chiesa, alle solite condizioni, la terza domenica di settembre.
Scopo della Società era di promuovere la devozione alla Madonna Addolorata e curare la celebrazione della festa annuale. Iniziò così la celebrazione del mese dell’Addolorata.
Fino a qualche decina di anni fa si raccoglievano ancora offerte e ci iscriveva alla Società dell’Addolorata, ma tutto cadde poi in disuso.
Il 29 maggio 1708 la Compagnia dei Disciplinanti, come altre compagnie e confraternite della città, partecipa alla Processione di Penitenza in occasione della Missione dei Padri Gesuiti inviati dall’Arcivescovo di Milano secondo l’ordine di Sua Santità Clemente XI.
Il 10 settembre 1720 Merlo Francesca e suo figli Carlo Giovanni donarono la loro casa e la proprietà antistante la piazza dei Padri Cappuccini (attuale piazza Statuto) per la costruzione di una nuova chiesa in grado di ospitare le funzioni, poiché quella precedente era diventata scomoda.
Il 26 giugno 1721 la Confraternita ottiene il Regio Beneplacito per la costruzione delle nuova chiesa e della casa per il cappellano; perché i lavori procedessero speditamente, un Confratello, Tommaso Gianoletto, lasciò alla Cofraternita una casa con la condizione che il reddito della medesima venisse impiegato a beneficio della costruzione della chiesa.
Essendo i lavori a metà corso, i Confratelli chiesero alla Cancelleria Vescovile il permesso per trasferire dalla vecchia alla nuova chiesa le Statue del Santissimo Crocefisso e della Beata Vergine dei Sette Dolori, i sacri arredi e i cadaveri del Conte Percivalle Calori, di Domenico Lorenzo morselli e di Tommaso Gianoletto.
Il 17 settembre 1740 fu benedetta la nuova chiesa con le consuete sacre cerimonie dal Vicario Generale Giordani; la sera dello stesso giorno i Confratelli provvidero al trasferimento delle statue e dei cadaveri con una processione così com’era avvenuto per la traslazione del 1706.
Il vescovo di Casale Ignazio della Chiesa istituì nel 1752 un Consorzio di devote chiamato delle «Umiliate».
Nell’anno 1762 il vescovo Avogadro proibì lo svolgersi della funzione dell’«entierro».
La Compagnia operò fino all’erezione della Parrocchia nel 1802.
La Compagnia del Santissimo Sacramento
Con l’erezione della nuova Parrocchia la Compagnia dei Disciplinanti del Santissimo Crocefisso e della Beata Vergine dei Sette Dolori venne dal vescovo mutata in Compagnia del Santissimo Sacramento.
I verbali segnano dal 1802 le riunioni della Compagnia del Santissimo Sacramento, formata dagli stessi Disciplinanti. Questi soffrivano la soppressione della loro Compagnia e nominarono un novo Sindaco, nel 1803, perché presentasse al vescovo i loro desideri. Le motivazioni del ricorso riguardavano il fatto che la Compagnia dei Disciplinanti aveva fondato e costruito la chiesa, aveva sempre il compito di compiere la funzione dell’«entierro», pur essendo laica aveva la proprietà dei fondi della Chiesa.
Nei documenti non si parlerà più della Compagnia dei Disciplinanti, ma della Compagnia del Santissimo Sacramento: il vescovo non cedette alle rimostranze dei Disciplinanti.
Pian piano la Compagnia del Santissimo Sacramento prese piede e si organizzò, mettendo in evidenza le proprie finalità: accompagnare il viatico agli infermi e intervenire nella Processione del Santissimo Sacramento, che si teneva in Parrocchia alla quinta domenica del mese, quando il mese contava oltre quattro domeniche.
I Confratelli del Santissimo Sacramento avevano una divisa di colore bianco con l’effige dell’ostensorio; i loro obblighi erano: far adempiere i legati alla Chiesa, mantenere l’olio della lampada, provvedere a portare la croce nelle processioni, pagare il Sacrista, l’organista e i chierichetti, pensare alle suppellettili della sacrestia e riparare la chiesa.
Dopo la morte del parroco Grosso, ci fu una lite riguardante i funerali dei confratelli: durò quattro anni e terminò nel 1892 con l’intervento del vescovo.
La Compagnia non aveva fondi e il parroco aveva accettato dalla stessa 500 lire per la spesa per la chiesa, senza regolare adunanza, ma solo con una sottoscrizione dei Confratelli, e aveva concesso senza compenso la copertura funebre al funerale dei Confratelli.
Il vescovo ristabilì che la Reggenza parrocchiale avrebbe dato la coperta funebre e il suono delle campane ai funerali dei Confratelli, senza compenso.
Inoltre il vescovo, con la stessa lettera, raccomandava ai Confratelli lo spirito della Congregazione: la devozione dell’Eucarestia, la partecipazione alle funzioni, l’adempimento del precetto pasquale e accostarsi ai Sacramenti nel giorno del Corpus Domini e nelle feste della Compagnia.
Nel 1868, essendo parroco don A. Grosso e vescovo di Casale Ferrè, venne eretta in parrocchia la Società di Maria Addolorata, col decreto del Padre Generale dei Servi di Maria.
Lo stesso Padre Generale ottenne dal Papa Leone XIII la concessione dell’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti «toties quotie» per chi visitava la chiesa, alle solite condizioni, la terza domenica di settembre.
Scopo della Società era di promuovere la devozione alla Madonna Addolorata e curare la celebrazione della festa annuale. Iniziò così la celebrazione del mese dell’Addolorata.
Fino a qualche decina di anni fa si raccoglievano ancora offerte e ci iscriveva alla Società dell’Addolorata, ma tutto cadde poi in disuso.