(di Carlo Baviera) L’anno 2025 ci offre l’occasione di ripensare in prospettiva nuova tre parole consuete. Ci invita a guardarle come alternativa al pensiero normale. “La speranza è un dono per ogni cristiano perché è Dio che ce la offre. Sperare, infatti, non è un mero atto di ottimismo, come quando a volte auspichiamo di superare un esame all’università («Speriamo di farcela») oppure ci auguriamo bel tempo per la gita fuoriporta in una domenica di primavera («Speriamo faccia bel tempo»). No, sperare è attendere qualcosa che ci è già stato donato: la salvezza nell’amore eterno e infinito di Dio” (Papa Francesco). Del resto anche nella liturgia siamo invitati a considerare la speranza come una certezza che ci viene dalla fede e non è un semplice incrociare le dita. “Che il 2025 sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura, che non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani. Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo. […] Infatti, la pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un nuovo mondo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato” (Messaggio di Papa Francesco per la giornata della Pace 2025). Un Messaggio che propone tre gesti significativi verso la Pace: Riconoscendo il debito ecologico, i Paesi più benestanti si sentano chiamati a far di tutto per condonare i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono; l’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni; utilizzare una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico. “Patriottismo è quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose. Quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Di chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza. Di chi lavora con professionalità e coscienza. Di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto. Di chi si impegna nel volontariato. Degli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie. È patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità” (Discorso di fine anno del Presidente Mattarella). È la fine di un’idea di Patria tradizionale che si basava sulla forza, sulle armi, sul coraggio nel mettere a rischio la vita per confini che in natura non esistono. E come diceva De Tocqueville gli Stati li hanno creati gli uomini, mentre le comunità le ha create Dio. E le comunità non hanno barriere, confini, dogane! Ecco l’anno nuovo ci invita fortemente a ragionare e ad agire tenendo conto di Speranza Pace e Patriottismo con uno sguardo nuovo, in una luce diversa rispetto al passato. E convincendoci come sottolinea Papa Francesco, sempre nel Messaggio per la Pace, che “il cambiamento culturale e strutturale per superare questa crisi avverrà quando ci riconosceremo finalmente tutti figli del Padre e, davanti a Lui, ci confesseremo tutti debitori, ma anche tutti necessari l’uno all’altro”. Auguri per un Buon 2025!